Pieve di Santa Maria Assunta
Tipologia Bene architettonico
- Chiesa vecchia di Montorio (alternativo)
Tipologia
- Chiesa
Descrizione
- La Pieve di Santa Maria Assunta è detta anche Chiesa vecchia perché nel 1966 venne chiusa al culto dopo la costruzione di quella nuova in piazza delle Penne Nere a Montorio, dedicata quest'ultima a San Giuseppe lavoratore.
Notizie storico-critiche
- L’antica pieve di Santa Maria Assunta di Montorio, matrice di tutte le chiese della Val Squaranto con giurisdizione fino all’Adige (Mambrotta), è documentata fin dal 1069. Era collegiata e il suo Capitolo era composto dall’arciprete e da 22 fra presbiteri e chierici. Sulla destra di chi entra in chiesa, sopra ad un confessionale, c’è una lapide che ricorda la sua consacrazione avvenuta nel 1128 ad opera del Vescovo Bernardo, ma probabilmente si tratta della chiesa ricostruita dopo il tremendo terremoto del 1117. In occasione della visita del Vescovo Ermolao Barbaro (1460) abbiamo la prima descrizione del tempio: era stato da poco ristrutturato, aveva un bel fonte battesimale, cinque altari, era senza campanile e la campana si trovava in chiesa. Con l’estendersi del triste fenomeno degli arcipreti commendatari, cioè non residenti, seguirono anni di abbandono, tanto che nel 1527 la chiesa era quasi priva del tetto, il cantiere era fermo da anni, il cimitero antistante era privo del muro di cinta e la canonica minacciava il crollo. Sotto la guida del Vescovo Gian Matteo Giberti, si pose mano ai lavori più urgenti e nel 1540 fu costruito il campanile dalla parte opposta rispetto all’attuale. Da un disegno del 1561 e da altri del ‘600, la chiesa appare di un bel romanico a tre navate con un’abside maggiore e due absidiole laterali, un rosone sulla facciata e due ingressi: il principale sul frontone e uno laterale dalla parte del laghetto Squarà a metà della navata. In seguito alla terribile alluvione del progno avvenuta nel 1573, ricordata da un’iscrizione posta vicino all’ingresso dell’attuale sacrestia, la canonica fu ricostruita dietro l’absidiola di destra in posizione defilata. Nel 1624 l’Arciprete don Cesare Nuvoloni fece fare la bella scala in tufo a spirale, alla quale si accede dalla sinistra del portone d’ingresso, che porta alla cantoria e all’organo. Costruita su un terreno sorgentizio, la chiesa presentava problemi maggiori di altre e già dopo la metà del secolo XVII si presentava nuovamente in condizioni precarie. Fu la munificenza del marchese Gasparo Gherardini che consentì di ricostruire tutti gli altari e di dare impulso a grossi lavori di risistemazione sia del tempio che della canonica, la quale fu riedificata nella posizione attuale. I lavori, iniziati nel 1670 con l’arciprete don Antonio Cisorio, terminarono alla fine del ‘600 con don G. Bozini. L’arciprete don A. Costanzi, dopo aver trovato la prova della consacrazione di questa chiesa pievana, nel 1709 fece murare la lapide sopra menzionata. La trasformazione della chiesa nelle attuali forme neoclassiche è dovuta ad un progetto dell’architetto Bartolomeo Giuliari databile attorno al 1820: furono rialzate le navate laterali, chiusi il rosone e la grande porta laterale, furono aperte due grandi finestre e cinque semilunari in alto nella navata centrale sul lato sud, l’abside fu allungata, il campanile fu ricostruito sulla destra e l’area presbiteriale, delimitata dalle balaustre marmoree, rialzata di tre gradini. La chiusura definitiva Nel 1965 la chiesa fu definitivamente chiusa al culto per l’apertura della nuova parrocchiale dedicata a S. Giuseppe. Le opere pittoriche su tela di particolare rilievo assieme ad altri arredi particolarmente pregevoli furono portati nella chiesa nuova. Francesco Torbido: – “Cristo morto sorretto da angeli“ Agostino Ugolini: – “Assunzione“ – “Adorazione dei Magi“ – “Madonna del Rosario con San Domenico“ – “Gesù al Tempio con i dottori“ Padre Massimo da Verona: – “Madonna con bambino, Sant’Agata e Sant’Apollonia“ Vincenzo Ligozzi: – “Crocifissione con la Vergine, San Giovanni, San Rocco e Sant’Antonio Abate“ Il resto degli arredi andò distrutto, perduto e saccheggiato negli anni seguenti. Iniziò quindi per l’antica chiesa un altro periodo di decadenza a causa della totale incuria, culminato con il crollo parziale del tetto e la conseguente distruzione di alcune volte a crociera nelle navate laterali. Nel 1990 venne costituita l’associazione “ChiesavecchiaVive” con il preciso intento di salvare la chiesa da sicura rovina. Nel 1993 alcuni volontari, tra mille difficoltà ma con tanto entusiasmo, riuscirono a fermare il degrado del tempio rendendolo nuovamente utilizzabile. Attualmente vi vengono celebrati matrimoni, viene recitato il Santo Rosario durante tutto il mese di maggio, vi si celebrano le SS. Messe vespertine domenicali nel periodo luglio-agosto ed inoltre, grazie all’ottima acustica, si tengono periodicamente dei concerti di musica classica e popolare. La “césa vecia”, termine datole dai Montoriesi subito dopo la costruzione della nuova parrocchiale, è così diventata da qualche anno un punto di aggregazione per gli abitanti del paese ed un sito assai frequentato da ‘turisti’ di passaggio attratti dallo splendido contesto paesaggistico. Altre date significative: 1828 – costruzione della facciata; 1833 – inaugurazione del concerto di otto campane nel nuovo campanile e chiusura del cimitero davanti alla chiesa; 1847 – costruzione dell’oratorio retrostante la chiesa, dedicato all’Immacolata Concezione, ad uso della gioventù su progetto dell’architetto Francesco Ronzani; 1861 – riedificazione dell’altare maggiore; 1877 – edificazione dell’altare dell’Addolorata; 1883 – inaugurazione del nuovo concerto di sei campane che è la base dell’attuale. Contributo di Luigi Alloro (2003).
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